La tradizione del Tavy

Ogni anno, nei mesi di ottobre e novembre in Madagascar divampano fuochi ovunque.

Prima della stagione delle piogge, infatti, i contadini del Madagascar praticano ancora la tecnica tradizionale del Tavy (taglia e brucia). Questa cattiva abitudine resiste ai divieti ed alle sanzioni, poiché è profondamente insita nella cultura del Madagascar e nell’economia malgascia, infatti molte famiglie basano la propria sussistenza su tale tecnica tradizionale; per loro, il bisogno quotidiano è questione molto più impellente rispetto alle possibili conseguenze a lungo termine delle loro azioni. Il Tavy è utilizzato principalmente per convertire la foresta tropicale in campi di riso, fornire erba fresca per le mandrie di zebù, e per produrre carbone, l'unica fonte di energia per uso domestico utile a nutrire una popolazione in crescita esponenziale. Dopo che la foresta è stata tagliata e bruciata, il campo (in genere uno o due acri per famiglia) viene coltivato a riso per uno o due anni.

 

Alla fine di questo periodo si lascia il terreno a riposo per un ciclo di 4/6 anni, per poi ripetere il processo. Il problema consiste nel fatto che, dopo due o tre cicli, il suolo esaurisce delle sostanze nutritive permettendo la sola crescita di macchia bassa o erbe spontanee, spesso insufficienti a consolidare il terreno, col risultato che si moltiplicano le frane e i fenomeni di erosione. Purtroppo, il Tavy non è l’unico “colpevole” della distruzione della foresta tropicale, essendo le cause del degrado ambientale profondamente radicate in fattori sociali, economici, politici e storici. Il Madagascar è infatti uno dei paesi più poveri del mondo, con un reddito pro capite di circa 240 dollari per anno.

 

Per la maggior parte degli agricoltori la sussistenza dipende da ciò che la foresta offre. La popolazione ha un tasso di crescita che sfiora il 3%, e le tecniche tradizionali non possono più essere utilizzate senza la distruzione permanente degli ecosistemi. Col perdersi delle foreste, anche gli habitat delle specie vegetali e della fauna selvatica del Madagascar sono seriamente minacciati. Si stima che ogni anno venga distrutto in Madagascar il 2% delle foreste esistenti, nell’indifferenza delle autorità locali.

 

Ad eccezione della Riserva di Ankarafatsika, tra Tana e Mahajanga, così come tra la capitale e Fianarantsoa, le foreste hanno lasciato il posto ad un paesaggio desertico, e quel poco che rimane è fortemente minacciato da una presenza umana sempre più pressante. Fino a quando?